Come sappiamo il tema dei contratti pubblici è centrale per l’attività delle Stazioni Appaltanti, nonché per gli operatori economici che interagiscono con le stesse. È anche uno dei settori destinati ad essere maggiormente modificati dall’impatto del PNRR e, tra le linee guida di cambiamento più evidenti per i prossimi anni, vi è sicuramente la spinta verso la piena digitalizzazione di tali processi.
Dunque, la più recente indicazione pervenuta è la riforma del Codice dei contratti pubblici, per la quale è stato recentemente raggiunto l’obiettivo relativo alla pubblicazione della legge delega per la riforma dei contratti pubblici, in Gazzetta Ufficiale il mese scorso.
Tra i principi e i criteri direttivi che il legislatore delegato dovrà perseguire vi sono infatti la riduzione e la certezza dei tempi delle procedure di gara, della stipula dei contratti e dell’esecuzione degli stessi, anche attraverso la digitalizzazione e l’informatizzazione delle procedure.
Quindi parleremo sempre di più solo di e-Procurement e della correlata necessità di dare una accelerazione al percorso di transizione digitale delle PA, affinché queste possano offrire servizi adeguati alle esigenze dei propri interlocutori finali, quali cittadini ed imprese, grazie a piattaforme tecnologiche all’avanguardia.
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Oltre che a livello normativo, la spinta del PNRR per la digitalizzazione si manifesta anche a livello di amministrazione centrale, che ha l’obiettivo di realizzare entro il secondo quadrimestre del 2026, una “Recovery Procurement Platform”, ossia una piattaforma nazionale on-line volta a valutare e potenziare le capacità delle stazioni appaltanti, agendo su tre fronti:
1) l’informazione, la formazione e il tutoraggio delle stazioni appaltanti, con particolare attenzione a temi connessi all’e-procurement;
2) la definizione di strumenti di acquisto avanzati,
3) l’evoluzione del sistema nazionale di e-procurement, attraverso la digitalizzazione end-to-end dei processi di approvvigionamento pubblico, potenziando lo Smart Procurement, l’interoperabilità con i sistemi gestionali delle PA, degli Operatori Economici e degli altri soggetti coinvolti, la digitalizzazione dei processi di dichiarazione e verifica dei requisiti per la partecipazione agli appalti pubblici, l’organizzazione di aste digitali, lo sviluppo di sistemi evoluti di gestione degli utenti (CRM), quali chatbot, e forme di digital engagement, nonché l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale e del Machine learning per l’osservazione e l’analisi delle tendenze, e della blockchain per le attività di verifica e audit dei processi.
La digitalizzazione sarà poi ulteriormente incentivata anche dal processo di qualificazione delle stazioni appaltanti, che costituisce un altro dei criteri guida della riforma dei contratti pubblici (art. 1, comma 2 lett. c)).
A fine giugno ANAC ha infatti pubblicato una Relazione sullo stato di attuazione del sistema di qualificazione, dove sottolinea, tra le altre cose, che il nuovo codice dei contratti dovrebbe rafforzare la spinta alla digitalizzazione, anche potenziando l’Open Innovation Procurement, coinvolgendo non solo i soggetti istituzionali e le stazioni appaltanti ma anche i produttori e fornitori di prodotti informatici per l’e-procurement pubblico, nonché enti di ricerca, università, esperti del settore.
Per ANAC sarà fondamentale, ai fini della qualificazione, che le stazioni appaltanti dimostrino anche di avere interiorizzato le molteplici implicazioni della digitalizzazione, formando il proprio personale e possedendo strumenti hardware/software adeguati.
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Non è peraltro un caso che, all’interno della Missione “M1C1 - Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella PA”, sia espressamente previsto l’obiettivo di “Innovare l’impianto normativo per velocizzare gli appalti ICT e incentivare l’interoperabilità da parte delle amministrazioni”. Per semplificare e velocizzare tali acquisti il PNRR ha previsto infatti tre azioni: una “white list” di fornitori certificati, un percorso di “fast track” per gli acquisiti ICT, e la creazione di una lista dei fornitori certificati che consenta una selezione/comparazione veloce e intuitiva.
È sempre più evidente, quindi, che le Stazioni appaltanti dovranno dimostrare di possedere, nel quadro che si va delineando, non soltanto personale tecnico e amministrativo specializzato, ma anche la disponibilità e l’utilizzo di corrette piattaforme telematiche e la capacità di approvvigionarsi con competenza dei servizi ICT in linea con le proprie esigenze, sfruttando le opportunità messe a disposizione dal PNRR.
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