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Digitalizzazione dei contratti pubblici: il nodo dell’interoperabilità

Digitalizzazione dei contratti pubblici: il nodo dell’interoperabilità

L’avanzamento tecnologico è da considerarsi non solo una necessità e una prerogativa per la Pubblica Amministrazione, ma soprattutto un’opportunità per migliorare i processi, snellendo così i flussi lavorativi di tutti gli uffici.

In questo nuovo articolo approfondiamo il tema dell’interoperabilità, al centro del dibattito per quanto riguarda l’erogazione dei servizi che possano considerarsi davvero innovativi da parte degli enti pubblici, e fondamentale in materia di digitalizzazione di Contratti Pubblici.

Inoltre, come per le procedure, anche nella definizione delle specifiche tecniche la trasparenza dovrebbe essere un elemento fondamentale, al fine di garantire un facile confronto tra le diverse soluzioni esistenti e generare anche per la tecnologia una spinta al miglioramento. Un esempio di trasparenza applicata alle specifiche tecniche potrebbe essere proprio il tema dell’interoperabilità. 

In generale per interoperabilità si intende la capacità delle Amministrazioni di scambiare informazioni elettronicamente, tra di loro e con cittadini e imprese, in modo chiaro per tutte le parti, consentendo di attuare il principio del “once only”. Tale obiettivo è molto rilevante a livello Europeo, perché costituisce un presupposto per la realizzazione del mercato unico digitale, e non a caso è stato inserito nel PNRR, tra gli obiettivi della riforma dei contratti pubblici (Milestone M1C1-69). 

A nostro parere l’interoperabilità è difficile da realizzare se le soluzioni software non nascono con questa predisposizione, perché richiede l’interazione tra i servizi on-line di Amministrazioni molto diverse tra loro, ponendo delle sfide anche dal punto di vista informatico. 

Agevolare l’Interoperabilità significa permettere la creazione di un ecosistema tecnologico che risponda con successo alle nuove esigenze di trasformazione digitale delle PA, come indicato nella Strategia per l’Innovazione tecnologica e la Digitalizzazione del Paese 2025. 

Dal punto di vista più pratico, avere a disposizione un software per l’e-Procurement interoperabile assicura e rende agevole lo scambio di dati e comunicazioni con i gestionali e le piattaforme in uso nella PA e al contempo diminuisce l’impegno e il tempo degli addetti ai lavori oggi ancora troppo dedicato a quelle che sono considerate “attività ripetitive”. 

Inoltre, l’interoperabilità, facilitando lo scambio dei documenti concorre a quello che è forse lo scopo principale della PA: aumentare i servizi a disposizione e renderli davvero innovativi e semplificati ai cittadini! 

Anche per questo motivo sono molto attese, in Italia, le Linee Guida AgID di attuazione del Decreto n. 148/2021 (recante le modalità di digitalizzazione dei contratti pubblici, di cui abbiamo già trattato). Le consultazioni avviate dall’AgID con gli operatori del settore hanno già messo in luce i diversi punti critici su cui sarà necessario intervenire.

 

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Ma scendiamo nel dettaglio delle interazioni necessarie affinché i software per l’e-Procurement possano rispondere alle attuali necessità di scambiare dati e documenti legati ai Contratti Pubblici con i maggiori portali in uso nella PA.

Interconnessione con SIMOG di ANAC 

Il Decreto richiede che il sistema telematico consenta alla stazione appaltante l’acquisizione del codice identificativo della gara, nel rispetto di quanto previsto dalle deliberazioni dell’ANAC (art. 12). Diversi operatori garantiscono quindi, già allo stato attuale, l’interconnessione con il servizio SIMOG di ANAC.

Interconnessione con PagoPA 

Più problematico sarebbe invece il requisito dell’interconnessione con la piattaforma per i pagamenti con modalità informatiche, di cui all’art. 5 del CAD (art. 11 del Decreto). Sarebbe infatti opportuno chiarire quali siano i pagamenti interessati (ad esempio il pagamento del contributo ad ANAC, o i pagamenti alla stazione appaltante come le spese di pubblicazione, il bollo per la partecipazione delle gare, varie spese contrattuali, o i depositi cauzionali), nonché le modalità di interconnessione con PagoPA. 

Interconnessione con la BDNCP e comunicazioni ad ANAC 

Diverse disposizioni richiedono poi l’interconnessione con la Banca Dati Nazionale dei Contratti Pubblici (BDNCP): per la comunicazione dei provvedimenti di esclusione (art. 19), per la verifica dei requisiti di partecipazione (art. 20), per l’invio delle comunicazioni relative all’esito delle procedure (art. 25).

Tuttavia, la BDNCP non risulta del tutto operativa e tali funzionalità non sono ancora attivate, sicché sarebbe opportuno un chiarimento in merito alle modalità alternative di interoperabilità da realizzare sotto tali profili.

Così come non risultano, allo stato servizi on-line di ANAC con cui interconnettersi, per la comunicazione dell’elenco dei commissari nominati, richiesta dal Decreto (art. 16). 

Obblighi di pubblicazione 

Il Decreto richiede quindi che il sistema telematico consenta di assolvere all’obbligo di pubblicazione dei bandi di gara e degli avvisi previsti dal codice (art. 14 e art. 26). Sul punto, risulta quindi possibile l’interazione con altri servizi, quali SIMOG, il Servizio Contratti pubblici del MIMS, o il servizio TED di ANAC.

Potrebbe risultare opportuno, tuttavia, un chiarimento in merito alle modalità di interazione tra la piattaforma e la sezione Amministrazione Trasparente del sito delle stazioni appaltanti.

DGUE elettronico 

Sebbene molte piattaforme consentano già di predisporre e compilare il DGUE telematicamente, il Decreto richiede di farlo mediante interazione con le apposite piattaforme del MIMS (art. 14), che tuttavia non risultano ancora attivate.

Migliori pratiche 

L’interoperabilità è infine richiamata tra le migliori pratiche riguardanti le metodologie organizzative e di lavoro (art. 28 del Decreto). Le piattaforme di e-procurement potranno quindi essere valutate, da parte delle stazioni appaltanti, anche sulla base del livello di interoperabilità che consentono di realizzare, con i sistemi contabili delle stazioni appaltanti e con gli altri sistemi rilevanti. La definizione di standard comuni di interoperabilità sarà quindi necessaria, anche per consentire una corretta e leale competizione tra i fornitori di servizi di e-procurement, nell’interesse delle stazioni appaltanti e degli operatori economici.

 

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Possiamo concludere dicendo che identificare e quantificare le priorità nell’interoperabilità garantirebbe una maggiore immediatezza delle attività svolte e delle procedure, con grande vantaggio per tutti i coinvolti (Stazioni appaltanti, fornitori di servizi, utenti finali).

 

***Contenuto realizzato con la collaborazione dell’Avv. Elena Mitzman, nostro partner in area legale e del Dott. Giovanni Someda, Product Manager di PRO-Q

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